Storia e Leggende

(Storia delle Tremiti, Abbazia di S. Maria a Mare Tremiti, Colonia Penale delle Tremiti, Leggenda di Diomede sulle Tremiti)

Tra storia e leggenda, alla scoperta delle misteriose Tremiti

Le Isole furono già abitate nel IV – III secolo a.C., ma per secoli furono soprattutto un luogo di confino. In epoca romana l’imperatore Augusto vi relegò la nipote Giulia che vi morì dopo vent’anni di soggiorno forzato. Nel 780 Carlo Magno vi esiliò Paolo Diacono che, però, riuscì a fuggire.
La storia dell’arcipelago tuttavia non è solo legata agli esiliati che qui furono confinati, ma soprattutto alle vicende storiche, politiche ed economiche dell’abbazia di Santa Maria a Mare, il primo centro religioso dell’isola, edificato probabilmente nel IX secolo dai Benedettini come dipendenza dell’abbazia di Montecassino. Certo è che nell’XI secolo, il complesso abbaziale raggiunse il periodo di massimo splendore, aumentando a dismisura possedimenti e ricchezze e rimanendo un possedimento dell’abbazia di Montecassino per circa un secolo, nonostante le pressanti richieste di autonomia dei religiosi tremitesi.
Nel 1412, su ordine di papa Gregorio XII, una piccola comunità di Canonici Lateranensi, provenienti da Lucca, si trasferì sull’isola per ripopolare l’antico centro religioso. I Lateranensi restaurarono il complesso abbaziale, realizzarono numerose cisterne ancora oggi funzionanti ed estesero i possedimenti dell’abbazia sul Gargano, in Terra di Bari, Molise e Abruzzo.

Tuttavia, nel 1783, l’abbazia fu soppressa da re Ferdinando IV di Napoli che istituì sull’arcipelago una colonia penale. Nel periodo napoleonico l’arcipelago fu occupato dai murattiani che si trincerarono all’interno della fortezza di San Nicola resistendo validamente agli assalti di una flotta inglese. In seguito a tale evento, Murat concesse la grazia ai deportati che avevano collaborato alla resistenza contro gli inglesi e fu così che ebbe fine la prima colonizzazione delle Tremiti, effettuata mediante l’insediamento di colonie penali.
Nel 1843 re Ferdinando II delle Due Sicilie diede luogo ad una seconda colonizzazione delle Tremiti, facendovi insediare molti indigenti provenienti dei bassifondi napoletani, che poterono così sfruttare proficuamente la pescosità di quell’area marittima.
Nel 1911 furono confinati alle Tremiti circa milletrecento libici che si opponevano all’occupazione coloniale italiana, un terzo dei quali morì di tifo esantematico. In epoca fascista l’arcipelago continuò a essere luogo di confino, ospitando tra l’altro anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini e Amerigo Dumini.
Ma la storia delle isole Tremiti è anche ricca di moltissime leggende. Il suo nome è stato legato nel corso dei millenni a quello dell’eroe acheo Diomede, tanto che in antichità furono chiamate isole Diomedee. La leggenda vuole che nacquero per mano dell’eroe, quando gettò in mare tre giganteschi massi (corrispondenti a San Domino, San Nicola e Capraia) portati con sé da Troia, e misteriosamente riemersi sotto forma di isole. Ma la leggenda non vuole solo la nascita delle Tremiti legata a Diomede, ma annoda anche la morte di questo eroe nell’arcipelago pugliese. Infatti sull’isola di San Nicola vi è una tomba di epoca ellenica chiamata ancora oggi La tomba di Diomede. Un particolare interessante della leggenda riguarda le diomedee, caratteristici uccelli che popolano le falesie e le scogliere dell’arcipelago che secondo la tradizione erano anticamente i compagni dell’eroe greco, trasformati da Afrodite in volatili per compassione o per vendetta.
Un altro mito legata all’arcipelago, narra di un eremita che scelse l’isola di San Nicola intorno al 312 d.C. come luogo di ritiro e di contemplazione. Secondo la leggenda, una notte gli apparve in sogno la Madonna indicandogli il luogo in cui doveva scavare per rinvenire un tesoro di monete e monili, il cosiddetto tesoro di Diomede, ordinandogli di edificare con questi una chiesa in onore della Vergine Maria. Tuttavia l’eremita ignorò l’invito mariano e allora la Madonna riapparve al monaco, questa volta «con viso alterato e occhi sdegnati» in segno di rimprovero per l’atto di disobbedienza e dunque il monaco si decise ad obbedire, ritrovando il tesoro e costruendo con questo un edificio dedicato alla Vergine. Pare che la storia del prodigioso ritrovamento si diffuse in fretta trasformando San Nicola in meta di avventurieri in cerca di tesori, o di pellegrini che accorrevano per la notizia del miracolo, e l’eremita in difficoltà dovette chiedere l’aiuto del Papa che affidò il governo dell’isola all’Ordine di San Benedetto.